Venerdì 13 febbraio: un giorno che forse porterà sfiga agli americani.
Il TAR di Palermo, dopo un lungo parto durato quasi tre mesi, ha emesso la sentenza su una serie di ricorsi concernenti l’annullamento della revoca delle autorizzazioni per la costruzione del MUOS di Niscemi. Rigettando le richieste del governo italiano, ha invece dato ragione a quanti (Legambiente assieme al coordinamento dei comitati, comuni, singoli cittadini) contestavano la legittimità del provvedimento, fortemente voluto dal governatore Crocetta nel luglio del 2013, con l’alibi del parere positivo espresso dall’Istituto Superiore di Sanità.
Il TAR ha basato la decisione sullo studio del “verificatore” a suo tempo nominato, il prof. D’Amore de “La Sapienza” di Roma, ma anche su quanto affermato da alcuni esperti, sia fuori che anche all’interno del famigerato documento dell’ISS, fra i quali Massimo Zucchetti e Massimo Coraddu, sostenendo quindi: che con le revoche della regione del marzo 2013 le autorizzazioni erano da ritenersi definitivamente annullate, e pertanto non si poteva tornare indietro su quel provvedimento; che l’iter autorizzativo era fortemente lacunoso su molti punti: correlazione tra impatto elettromagnetico già esistente per le antenne NRTF e l’inquinamento del petrolchimico; superficialità nell’esame dell’impatto del MUOS su persone e ambiente; superficialità eccessiva riguardo l’analisi sui rischi per le rotte aeree di Comiso, Fontanarossa e Sigonella interessate al raggio del MUOS; che c’era incompatibilità con il piano paesaggistico e i divieti di edificazione all’interno del Sito di interesse comunitario “Sughereta di Niscemi”, ecc.
Va detto che i punti sottolineati dalla sentenza del TAR coincidono, notoriamente, con alcuni tra quelli sostenuti dal movimento NO MUOS. La lotta ha assunto, infatti, forti connotati antimilitaristi che difficilmente potevano entrare in una vertenza legale. Eppure il fatto che il TAR, per la seconda volta, sostanzialmente dia ragione all’opposizione al MUOS, rappresenta una boccata d’ossigeno per la popolazione e per gli stessi attivisti, una spinta a riprendere un percorso che negli ultimi mesi si era fatto particolarmente faticoso. Nonostante il bis dell’invasione della base dello scorso 9 agosto, lo sciopero generale del 25 novembre, il clima che ha circondato la mobilitazione si era fatto difficile, per quella sorta di “sindrome di Comiso” che molti di noi abbiamo verificato quando, nel 1984, anche nella cittadina del ragusano, la base missilistica venne completata, lasciando attorno a se una sensazione di impotenza e di sconfitta, una smobilitazione da parte dei vari movimenti, una disillusione diffusa.
Se un effetto positivo questa sentenza sta già provocando, è quindi quello di riaccendere gli entusiasmi e le speranze, di ridare una certa carica all’opposizione, nelle sue varie sfaccettature. E non poteva mancare anche il fronte dei vari opportunisti che stanno provando a cavalcare la “vittoria”: grillini, minoranze del PD, sindaci, e tutto lo schieramento dei NO MUOS destrorsi e filoistituzionali.
Adesso cosa succederà? Il governo italiano, longa manus degli americani, impugnerà la sentenza chiedendone l’immediata sospensione; ci sarà quindi un altro round al Consiglio di Giustizia Amministrativo. Il movimento, pertanto, mentre dovrà – e lo sta già fecendo – capitalizzare questo risultato per far ricrescere la mobilitazione, dovrà prepararsi ad affrontare questa altra tappa, che richiederà una forte pressione dell’opinione pubblica ma anche un forte impegno di spesa, dal momento che il TAR una cosa l’ha rigettata: il patrocinio gratuito richiesto da Legambiente e comitati.
L’assemblea dei comitati NO MUOS dello scorso 15 febbraio ha pertanto deciso di lanciare una campagna, dal 27 febbraio all’8 marzo, con iniziative di ogni genere per rilanciare la lotta e raccogliere fondi sia per le spese legali di cui sopra che per le prossime spese legate alla lunga serie di denunce, multe e provvedimenti giudiziari vari di cui sono stati oggetto centinaia di attivisti. Iniziative sono già programmate in diverse città e altre vanno organizzandosi mentre scriviamo.
Ma la settimana di mobilitazione servirà anche a lanciare una grande manifestazione nazionale prevista per il prossimo 4 aprile; una scadenza che deve riportare a Niscemi la voce dell’opposizione al MUOS e ribadire che i militari sono abusivi, illegali per stessa definizione di un tribunale, e devono andarsene. Una tappa di un nuovo percorso che riporterà gli attivisti lungo i sentieri della resistenza, ancora una volta a sostenere con i corpi e con la gioia di chi lotta per un futuro migliore, che il MUOS va smantellato. Ma soprattutto una grande dimostrazione militante e popolare contro la guerra, un’occasione offerta a tutti i movimenti e le realtà esistenti in Italia per contrastare le politiche del governo e dei signori del militarismo, i venti di guerra, gli appetiti dei produttori di armi, che stanno ammorbando la società con la loro propaganda “contro il terrorismo”, “contro il pericolo ISIS”, e così via.
Già alcuni “assaggi” sono stati fatti dal movimento nei giorni scorsi, come l’apposizione di sigilli autoprodotti ai cancelli della base militare, o un blocco improvvisato che ha creato seri problemi agli americani, molto nervosi di questi tempi. Ma anche una riuscita assemblea popolare a Niscemi il 21, alla presenza degli avvocati Papandrea e Ottaviano, nel corso della quale è stata sezionata la sentenza del TAR in modo da renderla comprensibile ai più.
Il fronte dei militaristi, dal canto suo, ha già lanciato la sua controffensiva mediatica contro la sentenza, sostenendo che il MUOS non va smantellato poiché è essenziale nella lotta all’ISIS, o che la magistratura fa solo danni quando s’impiccia di politiche di difesa o di grandi opere essenziali alla nazione, e altre amenità del genere. Non ha altri argomenti che questi, e ciò presuppone una forte risposta politica, che sostenga che il MUOS non è strumento di difesa, non è di pertinenza NATO ma della Marina militare degli Stati Uniti e, semmai, rende Niscemi obiettivo di possibili ritorsioni.
La via legale “rischia”, anche nelle prossime battute, di concludersi con una vittoria NO MUOS. Ma sappiamo già che sarà una vittoria di Pirro, perché nessun tribunale ha fatto mai retrocedere le forze armate statunitensi dai loro passi. Il movimento, semmai, deve sfruttare anche questi passaggi intermedi favorevoli, per insistere nella sua volontà di conquistarsi sul campo la vittoria vera. Sono le lotte a determinare i cambiamenti, e nulla potrà mai sostituirle.
Pippo Gurrieri